[vc_row][vc_column][vc_column_text]Dopo aver illuminato per più di cento anni le nostre case, dal primo settembre 2012 è entrato in vigore lo stop definitivo all’utilizzo delle lampade a incandescenza. Scatta dunque il divieto di vendere le ultime lampadine presenti sul mercato, quelle con potenza compresa tra i 25 e 40 watt. Le altre lampadine di potenza differente erano già state tolte dal mercato nel 2009, come voleva la normativa europea dell’ Eco design o normativa EUP (energy using products). A partire dal 2016 il divieto sarà esteso anche alle lampade alogene a bassa efficienza.
La scelta di mettere al bando le lampade a incandescenza, è una scelta finalizzata al risparmio energetico, e alla lotta contro il cambiamento climatico. Come spiega la Commissione Ue, questa misura sarà essenziale per ottenere un risparmio energetico pari al consumo annuale di 11 milioni di famiglie, e una riduzione di 15 milioni di tonnellate di anidrite carbonica annuali.
Nello specifico il consumo delle lampade a incandescenza è molto alto in quanto trasformano solamente il 5% dell’energia che utilizzano in luce, mentre il resto produce calore. Dunque il loro consumo è molto più alto rispetto a quello di lampadine compatte o alogene o di tecnologie più avanzate come le lampade a Led.
Una lampadina alternativa usa il 68% di energia in meno rispetto alle lampade a incandescenza, e anche se il loro costo è maggiore al momento dell’acquisto, il risparmio che si ha dopo è maggiore, si può arrivare a un risparmio anche di 50 euro sulla bolletta.
Lo smaltimento delle lampade a incandescenza deve essere eseguito seguendo specifiche regole, in quanto le lampade contengono quantità di mercurio e dunque devono essere trattate come rifiuti speciali.
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